Lo smart working, obbligato dalla necessità di contenere il rischio di contagio Covid-19, ha richiesto alle aziende un grande, oltre che non previsto, impegno per assicurare continuità operativa a dipendenti e collaboratori chiusi in casa, ma non sempre gli ambienti IT erano preparati a offrire questa possibilità. Molte imprese sono state prese alla sprovvista e di conseguenza hanno visto rallentare in modo significativo i propri processi di business. Alcune aziende si sono viste addirittura costrette a interrompere l’erogazione di quei servizi ancora basati su modalità operative tradizionali e sulla gestione cartacea dei documenti.
L’effetto del lock down dovuto alla pandemia è stato dirompente e rivelatorio, rendendo evidente da un lato la necessità di digitalizzazione dei processi aziendali e, dall’altro, l’efficacia di un approccio allo smart working evoluto, ossia che consenta di lavorare dovunque come in ufficio.
Questo significa che in ciascuna realtà, la quale nel momento della crisi ha dovuto inevitabilmente disegnare e realizzare in velocità piani di emergenza, si ripenseranno i processi alla luce di nuove metodologie e più raffinate e innovative strategie di gestione delle attività.
In questo periodo ci si è resi conto che non ci si improvvisa azienda che fa smart working e, allo stesso tempo, che la piena digitalizzazione dei processi aziendali è o deve diventare priorità strategica per tutte le organizzazioni.
La digitalizzazione è la vera sfida che si impone oggi alle aziende di ogni settore e dimensione. Digitalizzazione aziendale è il processo che porta ad adattare i processi aziendali alle esigenze imposte dall’era digitale, dove velocità d’esecuzione ed efficienza sono le parole chiave. Il fine è automatizzare attività e procedure e snellire i flussi di lavoro. La digitalizzazione è strettamente legata alla dematerializzazione dei documenti e dei luoghi fisici dove i processi aziendali prendono vita.
La trasformazione dei processi in ottica digitale deve essere compiuta basandosi su due elementi fondamentali:
Sul primo fronte, le barriere culturali che ostacolavano la diffusione dello smart working si sono abbassate, perché le aziende, forzate dalla pandemia a introdurre modalità di lavoro da remoto, hanno potuto verificare sul campo l’efficacia di modalità innovative di svolgere i propri compiti e questo ha contribuito a generare fiducia attorno a questo tema.
Dal canto loro, le infrastrutture e le reti hanno fatto la loro parte accompagnando gli utenti in questo cambiamento, soprattutto nelle realtà dove i processi di digitalizzazione erano già avviati, magari anche solo a livello di progetti pilota o relativi ad alcune business unit.
La combinazione di questi due aspetti favorirà una accelerazione dei piani di digitalizzazione aziendali.
Secondo i dati di una ricerca condotta da Fondirigenti, molte aziende italiane continueranno a usare lo smart working anche in futuro, passando da un attuale 46% al 59%, in pratica 6 dipendenti su 10 saranno smart worker anche a emergenza finita.
Il percorso di adozione di modalità agili di lavoro è quindi intrapreso e le aziende sono decise a investire in quest’ambito. Secondo la ricerca, il 77% delle organizzazioni ha tra le sue priorità la fornitura ai propri collaboratori di dotazioni tecnologiche (dai device ai servizi di rete) e l’impostazione di quei cambiamenti culturali che sono richiesti per essere efficaci nel nuovo modo di lavorare (dall’impostazione dell’impegno personale per obiettivi in poi).
Perché digitalizzare? Il processo può portare una vera rivoluzione nel modo di operare in azienda, con ricadute positive in termini di semplificazione dei processi, maggiore efficienza e risparmi di tempo e risorse. La digitalizzazione aziendale consente di implementare nuovi modelli automatizzati per raggiungere gli obiettivi aziendali e rispondere meglio alle esigenze dei clienti.
Utilizzare strumenti digitali, inoltre, può consentire l’accessibilità e la collaborazione anche da remoto. La digitalizzazione, infine, ha un impatto positivo sulla sostenibilità e sull’ottimizzazione degli spazi in azienda, soprattutto nel caso in cui gli archivi e gli scambi cartacei vengono sostituiti da modalità virtuali e telematiche.
Gli ambiti in cui è possibile procedere a una completa digitalizzazione dei processi aziendali sono i più disparati, dall’automotive (per esempio per velocizzare i processi di acquisto oppure di noleggio di auto), al mondo immobiliare (al fine di poter stipulare contratti di locazione da remoto), passando per la GDO i cui attori possono contare sulla digitalizzazione per rendere più efficace la gestione dei magazzini, dei rapporti con i fornitori eccetera.
Tra i primi a sperimentare, in particolare, l’utilità della digitalizzazione dei processi aziendali vi è stato il comparto finance, i cui attori (banche e assicurazioni) stanno puntando al miglioramento della customer experience come fattore competitivo. Lo dimostra l’adozione di tool di digital onboarding per rendere più rapidi i processi di identificazione degli utenti e di sottoscrizione degli accordi, per gestire al meglio prestiti e conto depositi eccetera. D’altra parte, in ambito assicurativo, la digitalizzazione comporta una più efficiente operatività sul fronte della predisposizione di contratti, così come della liquidazione delle polizze e così via.
Sono tantissimi, praticamente tutti, i comparti che possono beneficiare dell’adozione di servizi digitali. La scelta migliore resta quella di affidarsi ad un partner che sappia supportare le organizzazioni nel loro percorso di digitalizzazione, concretizzando gli aumenti di produttività, time to market ed efficienza che la tecnologia permette.