Know Your Customer, conosci il tuo cliente. Non è un suggerimento strategico: per molti soggetti è un obbligo. Con questa espressione, spesso abbreviata nell’acronimo KYC, tradotto in Italia come “Questionario per l’adeguata verifica della Clientela”, si indicano infatti le procedure di riconoscimento obbligatorie cui banche, intermediari finanziari e alcune categorie di professionisti devono adempiere per verificare l’identità dei propri clienti.
Il controllo Know Your Customer, le cui modalità sono dettate dalle più ampie direttive europee antiriciclaggio (racchiuse sotto l’acronimo di AMLD - Anti Money Laundry Directives, recepite in Italia con il D.lgs. 231/2007 e successive modifiche) è un tassello chiave dell’attività di Risk management: il suo obiettivo è ridurre i rischi (reputazionali, legali e commerciali) cui l’impresa si espone nel corso della sua relazione con il cliente, verificando che le dichiarazioni del cliente stesso siano veritiere.
Ma come si realizza nel concreto questo controllo?
Un sistema di controllo KYC deve moltissimo al patrimonio IT aziendale in quanto le possibilità di implementazione si fondano, anche, su tecniche digitali di valutazione, che oggi possono essere velocizzate e rese più efficienti anche attraverso algoritmi di intelligenza artificiale.
Ridurre i rischi con il Know Your Customer
Le conformità KYC e antiriciclaggio (AML) rientrano fra gli sforzi che le aziende intraprendono al fine di ridurre il rischio di riciclaggio di denaro e/o finanziamento della criminalità organizzata. I controlli KYC, servono, infatti, a prevenire il riciclaggio del denaro potenzialmente proveniente da fondi associati ad attività illegali come terrorismo, traffico di droga, corruzione e traffico di esseri umani.
Le aziende di tutte le dimensioni devono collaborare con l’autorità giudiziaria supportandola nell’individuazione delle potenziali condotte fonte di attività illecite: attività che, in via mediata, tutela anche i loro dipendenti, agenti, e partner dal rischio della corruzione. Un dato che fotografa l'entità del fenomeno?
L'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (i cui report settorialmente classificati sono consultabili qui), stima che le organizzazioni illegali abbiano riciclato oltre 1,6 trilioni di dollari nel 2009: un numero che alcuni dicono essere in realtà sottostimato e che si attesti, in realtà, sui 3 trilioni di dollari.
In questo quadro, va puntualizzato anche che la rivoluzione delle comunicazioni mobili ha offerto nuove opportunità ai trafficanti, esponendo le organizzazioni a nuovi rischi.
Davanti a queste minacce, vien da sé che i governi, le autorità di controllo e, in definitiva, le aziende devono saper rispondere.
E poiché gli schemi di riciclaggio di denaro stanno diventando sempre più sofisticati, la strategia di rilevamento e mitigazione deve diventare più intelligente e veloce, incorporando ricerche in tempo reale, intelligenza artificiale e approcci integrati per combattere il riciclaggio.
L’approccio KYC rientra proprio in questo contesto di fondamentale autotutela, in piena risposta anche a quelle esigenze di conformità normativa che oggi rappresentano un ulteriore need strategico.
Come avviene il processo di verifica KYC
Ma nel dettaglio: come avviene una procedura di verifica Know Your Customer?
L’identificazione dell'utente si fonda sull’analisi delle informazioni raccolte attraverso la compilazione del questionario KYC, nonché sui documenti che l’utente stesso deve fornire nel momento dell’inizio del rapporto contrattuale, relativi alla propria identità e all’attività svolta.
Il tutto delinea un processo di due diligence finanziario che valuta il rischio legato al profilo soggettivo e oggettivo dell'utente:
- Soggettivo, perché vengono esaminate la natura giuridica dell'utente, l’attività prevalentemente svolta, l’area geografica di residenza e il comportamento tenuto nel momento dell’operazione o dell’instaurazione del rapporto continuativo o della prestazione professionale (“onboarding”);
- Oggettivo, perché il controllo analizza l’operazione, il rapporto continuativo o la prestazione professionale, prendendo in considerazione i seguenti parametri:
- Tipologia dell’operazione, del rapporto continuativo o della prestazione professionale posti in essere;
- Modalità di svolgimento dell’operazione, del rapporto continuativo o della prestazione professionale;
- Ammontare;
- Frequenza delle operazioni e durata del rapporto continuativo o della prestazione professionale;
- Ragionevolezza dell’operazione, del rapporto continuativo o della prestazione professionale in rapporto all’attività svolta dal cliente;
- Area geografica di destinazione del prodotto, dell’oggetto dell’operazione o del rapporto continuativo.
La normativa, ai sensi del D.lgs. 231/2007, prevede anche l’elenco dei soggetti tenuti obbligatoriamente a effettuare la verifica Know Your Customer:
- Intermediari bancari e finanziari: banche, Poste Italiane, società di intermediazione mobiliare (SIM), società di gestione del risparmio (SGR), società di investimento a capitale variabile (SICAV), società di investimento a capitale fisso, mobiliare e immobiliare (SICAF);
- Altri operatori finanziari: società fiduciarie e mediatori creditizi;
- Professionisti (in forma individuale, associata o societaria): dottori commercialisti, esperti contabili, consulenti del lavoro e ogni altro soggetto che svolge attività in materia di contabilità o tributi (inclusi CAF e patronati);
- Notai e avvocati: quando, in nome o per conto dei propri clienti, compiono operazioni di natura finanziaria o immobiliare (trasferimento di diritti reali su beni immobili o attività economiche, gestione di denaro e strumenti finanziari, apertura di conti bancari e libretti di deposito e organizzazione degli apporti necessari alla gestione e amministrazione di società);
- Revisori legali e società di revisione legale
- Altri operatori non finanziari: agenti immobiliari, commercianti d’arte, gestori di case d’asta, operatori professionali in oro, mediatori civili ed esercenti di attività di recupero stragiudiziale dei crediti;
- Prestatori di servizi di valuta virtuale;
- Prestatori di servizi di gioco.
Implementare un processo KYC evoluto
Implementare un processo KYC evoluto significa, come abbiamo detto, affidarsi a soluzioni tecnologiche avanzate, in grado di efficientare le procedure di verifica.
Un supporto importante può provenire da un partner qualificato, dotato di best practices studiate e consolidate nel tempo, capace di pianificare un processo avanzato sulla base delle informazioni da raccogliere e dei tempi di attuazione del controllo.
Per effettuare la verifica dell’identità dell’utente, poi, ci sono specifici algoritmi di Artificial Intelligence che consentono di implementare procedure di riconoscimento in modalità digitale (Digital Onboarding).
Questi strumenti avanzati, inoltre, consentono anche di “internazionalizzare” la procedura di riconoscimento grazie ad algoritmi in grado di riconoscere e validare documenti di identità stranieri, anche extra-UE o scritti in alfabeti non latini.
Queste nuove tecnologie offrono, quindi, il duplice vantaggio di adempiere alla normativa antiriciclaggio e di migliorare la customer experience.
Nuove frontiere: la blockchain
A livello globale, Italia compresa, sono stati condotti dei test , in via del tutto sperimentale, relativi alla condivisione sicura delle informazioni all’interno di un ecosistema fondato sulla Blockchain, allo scopo di favorire il controllo completo dei dati e, al contempo, garantire risparmi importanti sulle procedure.
Dai test effettuati è emerso che, utilizzando una piattaforma decentralizzata basata su autorizzazioni, le autorità e gli utenti autorizzati potrebbero avere un accesso sicuro e diretto al sistema di conformità.
Questa condivisione di informazioni consentirebbe di dimostrare la conformità normativa del richiedente in tempo reale, migliorando così la trasparenza con le autorità e riducendo drasticamente i costi connessi alle procedure KYC.